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Nigel Mansell.

Nigell Mansell

Nigel Ernest James Mansell (Upton-upon-Severn, 8 agosto 1953) è un ex pilota automobilistico britannico, soprannominato Leone d'Inghilterra, anche se durante i primi anni di Formula 1, fino al 1985, in Italia veniva soprannominato "Mansueto".

Biografia

Diventò, a ragion veduta, il "Leone" dopo aver mostrato negli anni 1986 e 1987 un temperamento e una grinta in gara eccezionali, tali da annichilire in diverse occasioni il suo compagno di squadra Nelson Piquet, o di guadagnarsi il rispetto di un "duro" come Ayrton Senna nei corpo a corpo che negli anni si scambiavano, essendo entrambi molto competitivi. Proverbiali divennero le sue gare tutte improntante sul coraggio e l'azione, dove la tattica e la strategia non avevano nessuno spazio: per questo egli fu amatissimo dai tifosi ma soventemente bacchettato dai critici.

Memorabili furono le sue vittorie a Silverstone nel 1987 dopo un sorpasso con una finta da cineteca su Piquet, o a Hungaroring nel 1989 su Ferrari dopo una furiosa rimonta dal 12mo posto in griglia con spettacolare sorpasso su Senna nel finale, o a Montmelò nel 1991 con un altro sorpasso su Senna durato più di un chilometro sul rettilineo d'arrivo con le macchine che appaiate quasi si sfioravano a più di 300 km/h.

Divenuto campione del mondo di Formula 1 nel 1992 a 39 anni, è il pilota britannico che vanta il maggior numero di vittorie nei Gran Premi . Passato nel 1993 alla Formula CART, vinse immediatamente il titolo, diventando l'unico pilota a essere contemporaneamente campione in Formula 1 e in Formula CART. Un'altra sua peculiarità fu quella di correre in Williams con il numero rosso, differente da quello bianco del compagno.

Carriera

Le formule minori

Dopo ottimi risultati ottenuti nei kart, nel 1976 Mansell fece il suo debutto in Formula Ford, nonostante la disapprovazione del padre. La sua prima stagione lo vide trionfare sei volte sulle nove gare a cui partecipò. L'anno successivo prese invece parte a tutto il campionato e si laureò campione di categoria. Ebbe anche un pericoloso incidente che rischiò di interrompere la sua carriera. Dopo il successo ottenuto, nel 1978 Mansell prese parte al campionato di Formula 3, ottenendo subito al debutto la pole position e un podio. La March che l'aveva preso in squadra aveva promesso di pagargli l'intera stagione se avessi trovato degli sponsor.

Mansell non esitò a vendere la casa in cui viveva con sua moglie per ottenere i soldi per fare le prime gare, ma finiti i soldi e dopo sole 4 gare lo sponsor non arrivò e Mansell rimase a piedi. Fu il momento più critico della sua carriera e il Leone pur di racimolare qualche quattrino lavorò anche come lavavetri. Qualcuno comunque si accorse delle sue qualità, e verso metà stagione gli fu consentito di debuttare addirittura in F2 a Donington Park ma un incidente nelle prove gli fece mancare la qualificazione. Per fortuna dopo un'annata tanto nera le cose cominciarono a girare per il verso giusto. Mansell venne a sapere che si era liberato un posto nel team di David Price, e dopo un paio di colloqui riuscì ad ottenere il posto. Non solo non avrebbe dovuto portare sponsor, ma avrebbe anche ricevuto uno stipendio visto che nel contratto era previsto che dovesse lavorare come rappresentante per la Unipart, lo sponsor della squadra. Il punto debole del team, che gli appasionati ancora ricordano per la stupenda livrea che ricalcava l'Union Jack (poteva esserci un colore più rappresentativo per il Leone?) era il motore Triumph, che soffriva parecchio di potenza a bassi regimi.

Nonostante ciò il 25 marzo del 1979 in una piovosa Silverstone e dopo un'accanito duello con Andrea De Cesaris ed Eddie Jordan Mansell vinse la sua prima gara di F3. Un paio di mesi dopo il pilota inglese partecipò per la prima volta al gran premio di Monaco di F3. Mansell ricorda con nostalgia quei giorni, quando per arrivare fino a Monaco lui e la moglie noleggiarono un antidiluviano camper che non riusciva a oltrepassare gli 80 kmh. Per di più non avendo i soldi per l'albergo, il camper fu utile per vitto e alloggio. Comunque delle 5 March iscritte dal team di David Price quella di Mansell fu l'unica a qualificarsi e diversi uomini della F1 lo notarono. A partire da Peter Collins, uomo della Lotus. Sul finire di stagione a Oulton Park, Mansell ebbe un grave incidente, causato da De Cesaris che per poco non lo paralizzò. Il recupero fu molto doloroso, ma venne addolcito da una telefonata inaspettata: Peter Collins della Lotus voleva sapere se Nigel era libero a fine mese per un test con la Lotus di F1. Mansell ovviamente accettò anche se faceva ancora fatica a stare in piedi. Ma era un'occasione unica, e alle domande di Collins sulle sue condizioni ovviamente minimizzò, arrivando addirittura a negare di aver avuto un incidente. Mansell si recò così al Paul Ricard dopo aver ingerito ogni tipo di antidolorifco esistente all'epoca e prese parte al test.

Mansell cominciò così il 1980 correndo ancora nel campionato inglese di F3, per poi passare a metà stagione in F2 portando al debutto nella seconda serie l'ambizioso motore Honda. I risultati in formula 2 furono incoraggianti visto che da quasi debuttante riuscì a sfiorare la vittoria nella gara di Hockenheim, dimostrando che alla Lotus avevano visto giusto.

Formula 1

Nigel Mansell ha gareggiato nel Campionato mondiale di Formula 1 dal 1980 al 1992 e nel 1994 e 1995. Dopo aver sostenuto un test nel 1979, Mansell diventa pilota ufficiale del Team Lotus dove rimane fino al 1984.  Mansell lotus

Nel 1979 Mansell partecipa ad un test collettivo organizzato dalla Lotus al Circuito Paul Ricard con lo scopo di trovare un pilota da affiancare a Mario Andretti per la stagione 1980 al posto di Carlos Reutemann. Oltre a lui provano la Lotus 79-Ford nella livrea verde Elio De Angelis, Eddie Cheever e Jan Lammers. L'italiano De Angelis viene scelto come pilota titolare mentre Nigel viene assunto come collaudatore

Nel 1980 Mansell è pilota ufficiale del Team Lotus. Nella prima parte della stagione svolge il ruolo di collaudatore. Al Gran Premio d'Austria viene schierata una terza Lotus 81B, motorizzata Ford Cosworth DFV, affidata al debuttante Mansell che poi è costretto al ritiro per la rottura del motore. Partecipa anche al Gran Premio d'Olanda, dove si ritira per un problema ai freni, e a quello d'Italia ma non si qualifica. Conclude la stagione senza aver ottenuto punti iridati.

Nel 1981 diventa pilota titolare della Lotus al fianco dell'italiano Elio de Angelis. Inizia la stagione guidando una 81B-Ford. Si ritira al Gran Premio degli Stati Uniti-Ovest, arriva undicesimo in Brasile, si ritira in Argentina e non partecipa al San Marino. Al Gran Premio del Belgio a Zolder, dopo il decimo tempo in qualifica arriva terzo al traguardo, dietro Carlos Reutemann e Jacques Laffite, conquistando il primo podio e i primi punti. A Monaco porta al debutto la nuova 87-Ford e ottiene il terzo tempo in prova ma si ritira in gara per la rottura di una sospensione. Arriva sesto in Spagna, settimo in Francia e non si qualifica in Gran Bretagna. Si ritira in Germania, Austria, Olanda e Italia per problemi meccanici e in Canada per una collisione. A Las Vegas, ultima gara stagionale, giunge quarto al traguardo. Conclude il Campionato al quattordicesimo posto con otto punti

Il 1982 non andò benissimo: alla Lotus era tornato Peter Warr, un suo tecnico storico, e questi forse ingelosito per lo splendido rapporto che si era creato fra Mansell e Chapman, sviluppò una vera e propria antipatia nei confronti del suo pilota. Molti dicono che amava ripetere che Mansell non avrebbe mai vinto una gara finché lui avrebbe avuto un buco nel di dietro. La stagione prese una svolta tragica con gli incidenti mortali di Villeneuve e Paletti, più quello che mise fine alla carriera di Pironi. Anche Mansell fu vittima di un brutto incidente, in Canada quando di spezzò un polso in un urto con Giacomelli rimanendo bloccato per qualche gara. A fine stagione Mansell si trovò con in saccoccia un terzo posto in Brasile e un quarto a Monaco. Forse era lecito attendersi qualcosa di più, ma bisogna ricordare che la Lotus aveva ancora il motore aspirato.

A fine anno ci fu un colpo tremendo per Mansell. Un infarto gli portò via il suo nume tutelare, il geniale Colin Chapman. E il nuovo direttore sarebbe stato Peter Warr. Inutile dire che gli ultimi due anni in Lotus sono stati i più difficili, anche perché il 1983 sarebbe stato sacrificato per far esperienza con il motore turbo. La stagione partì malissimo ma una volta abbandonato il leggendario ma obsoleto Ford Cosworth, in favore del Turbo Renault i risultati cominciarono ad arrivare. E a fine stagione con dieci punti in classifica fece meglio pure di De Angelis. La stagione successiva si cominciò a cogliere i frutti del lavoro di sviluppo fatto nel 1983.

Mansell ottenne la prima pole position a Dallas, gara memorabile in cui commosse il mondo intero quando dopo aver dominato per buona parte della corsa, a causa di un problema alle gomme cominciò a essere sorpassato da tutti. All'ultimo giro per colmo della sfortuna la sua Lotus si piantò a pochi metri dal traguardo.

Mansell nonostante la fatica di due ore di gara e il caldo torrido (c'erano 40 gradi all'ombra) provò generosamente a spingere la sua Lotus oltre il traguardo, ma stramazzò a terra per la fatica. Un episodio inutile e anche proibito dal regolamento, ma che dà l'idea precisa del personaggio Mansell, e spiega perché il pubblico lo amò così tanto. Anche a Montecarlo andò vicino alla vittoria, nella gara che consacrò al mondo il talento di Ayrton Senna, Mansell partito in prima fila sotto il diluvio aveva preso testa alla gara, andando fortissimo. Troppo forte. Infatti fece un errore alla curva della stazione che lo mise fuori gara. A fine stagione Peter Warr riuscì finalmente a liberarsi di lui, facendo pressioni sulla John Player Special lo sponsor del team per assumere l'astro nascente Senna, e Mansell si trovò a piedi. In realtà Frank Williams già dal 1981 lo seguiva con interesse, e anche Jackie Oliver dell'Arrows gli fece arrivare un'offerta concreta basata sulla stima che aveva per le qualità del pilota. La Williams che stava sviluppando il nuovo motore Honda Turbo era un'incognita, ma Mansell (forse memore del periodo con la Honda in F2) si convinse che era la scelta migliore da fare.

Williams (1985-1988)Nigell Mansell

L'anno successivo l'approdo al team Williams cambiò le sorti della carriera di Mansell. Dopo un inizio difficile, a causa del difficile sviluppo dell'inaffidabile, ma potente motore Honda, l'inglese riuscì finalmente ad ottenere la sua prima vittoria nel Gran Premio d'Europa a Brans Hatch, alla quale seguì, di lì a poco, la vittoria in Sudafrica a Kyalami.

Nel 1986 il nuovo compagno di squadra dell'inglese divenne il brasiliano Nelson Piquet, indicato come il favorito per il titolo, in virtù anche dell'annunciata competitività della Williams. Dopo un inizio di stagione dai risultati altalenanti, Mansell sfoderò una grinta che non aveva fatto intravedere nei suoi primi anni di carriera (e che gli sarebbe valso il nuovo soprannome di "Leone" in luogo di "Mansueto" usato fino a quel momento): in rapida successione vinse in Belgio, Canada e, dopo un quinto posto negli USA, in Francia e Gran Bretagna guadagnando la testa del mondiale a metà stagione. Questa serie di successi pose Mansell all'attenzione di pubblico e addetti ai lavori: è di questi tempi il raggiungimento di un accordo con la Ferrari, in vista della stagione successiva, in seguito disatteso. I risultati conseguiti accesero la rivalità, in casa Williams, tra Piquet ed il pilota inglese (il primo supportato dalla Honda, il secondo sostenuto dal team) e che avrebbe avuto il suo peso sull'esito finale del campionato. Nel resto della stagione Mansell si aggiudicò anche il Gran Premio del Portogallo e si presentò alla vigilia dell'ultima gara di Adelaide, in Australia, in testa alla classifica mondiale con 7 punti di vantaggio sul pilota della McLaren Alain Prost e 9 su Piquet (che però, al contrario dei due rivali, non doveva più scartare risultati validi).

La gara però ebbe un esito rocambolesco: al 63º passaggio (a 19 dal termine) Mansell, che era 3° dietro ai due rivali e stava tranquillamente amministrando la gara, dechappò uno pneumatico in pieno rettilineo che lo costrinse al ritiro. Con Piquet richiamato ai box per un prudenziale cambio-gomme, gara e titolo furono appannaggio di Prost e della McLaren, bravi a sfruttare alla perfezione le circostanze e la rivalità tra i due piloti Williams. A tale catastrofica conclusione non fu certo estraneo il grave incidente d'auto occorso in Camargue a Frank Williams, mentre rientrava a casa dopo una sessione di test privati (marzo 1986); la frattura della colonna vertebrale di Williams e la sua successiva paraplegia lo resero indisponibile per tutta la stagione, con conseguenti carenze nella gestione della squadra e dei piloti.

La stagione 1987 si annunciò come un duello privato in casa Williams, stante l'incrementata superiorità della squadra motorizzata Honda sulle avversarie e la rinnovata rivalità tra Piquet e Mansell. La prima parte del campionato, in realtà, disattese parzialmente queste aspettative poi, però, Mansell e Piquet presero il largo. L'inglese si aggiudicò sei gare (San Marino, Francia, Gran Bretagna, Austria, Spagna e Messico), il brasiliano tre (Germania, Ungheria e Italia) ma, grazie al maggior numero di arrivi in zona punti, fu proprio quest'ultimo a trovarsi in testa al campionato a due gare dalla fine. Nel corso delle prove libere del penultimo Gran Premio, in Giappone, Mansell ebbe un pauroso incidente che lo obbligò a terminare anzitempo la stagione per la frattura di alcune vertebre, precludendosi definitivamente ogni speranza di lottare per il titolo, vinto dal compagno Nelson Piquet. Per l'inglese fu una brutta botta, sia fisica che morale, nell'anno in cui aveva messo in mostra una netta superiorità, dal punto di vista velocistico, sull'asso brasiliano.

Nel 1988 la Williams non era più competitiva, dopo aver perso i motori Honda; Mansell decise tuttavia di rimanervi in nome dell'amicizia con lo sfortunato Frank Williams che nel 1986 aveva perso l'uso degli arti inferiori a causa di un incidente stradale. Nigel dovette anche saltare due gare per motivi di salute, ma riuscì a ottenere due secondi posti, di cui uno sul bagnato a Silverstone, dove tra l'altro fu ufficializzato il suo passaggio alla Ferrari per il 1989. Con la Williams, Mansell aveva collezionato 14 ritiri per danni alla monoposto.

Ferrari (1989-1990)

Nel 1989 e 1990 Mansell gareggia per la Scuderia Ferrari. Nel 1989 pilota la Ferrari 640 F1 ed è affiancato dall'austriaco Gerhard Berger. Debutta al Gran Premio del Brasile sul Circuito di Jacarepaguá dove, dopo il sesto tempo in qualifica, vince la gara davanti ad Alain Prost su McLaren-Honda. A San Marino ottiene il terzo tempo in prova ma si ritira in corsa per un problema al cambio come anche a Monaco e in Messico dove però segna il giro più veloce. È costretto al ritiro per problemi elettrici negli Stati Uniti e viene squalificato in Canada. Arriva secondo in Francia e Gran Bretagna dove ottiene il giro più veloce, terzo in Germania e vince, segnando il giro veloce in gara, il Gran Premio d'Ungheria partendo dalla dodicesima posizione. Sale sul terzo gradino del podio in Belgio, si ritira in Italia dopo essere partito dalla seconda fila, viene squalificato in Portogallo e non prende parte al successivo Gran Premio di Spagna. Si ritira in Giappone e Australia, ultimi Gran Premi della stagione. A fine anno è quarto nel Mondiale con trentotto punti.

Anche il 1990 non fu ricco di soddisfazioni. La Ferrari aveva una vettura in grado di lottare per il titolo, ma l'inglese fu sopraffatto più che in velocità pura soprattutto psicologicamente dal nuovo compagno, Alain Prost(che godeva anche dei favori del team che arrivò per esempio a scambiare le vetture tra i due, all'insaputa di Mansell stesso, poiché Prost credeva che la vettura del pilota inglese fosse migliore) e restò ben presto tagliato fuori dalla lotta per il titolo, arrivando addirittura ad annunciare il ritiro dalle gare nel dopocorsa del Gran Premio di Gran Bretagna. L'annuncio si rivelò ben presto un bluff, in quanto l'inglese firmò poi per la Williams. Mansell vinse il Gran Premio del Portogallo, dove però vi furono polemiche per una manovra dell'inglese che, in pole position, alla partenza strinse verso il muro il compagno Prost partito secondo, facendo passare avanti le due McLaren.

Williams (1991-1992 e 1994)

La Williams intanto, dopo alcune stagioni di anonimato, stava ritornando grande grazie alla partnership col motorista Renault. Nel 1991, Nigel iniziò male, pagando anche un'iniziale mancanza di affidabilità della sua Williams FW14, ma in estate vinse tre GP consecutivi arrivando a minacciare il leader del mondiale Senna. In Portogallo però Mansell pagò un errore della squadra che non gli avvitò una ruota al pit-stop, prima di arrendersi definitivamente in Giappone.

L'inglese però si prese una clamorosa rivincita nel 1992 quando dominò in lungo e in largo la stagione (grazie anche alla fenomenale Williams FW14B), sbaragliando il compagno di squadra (Patrese) e avversari raccogliendo 9 vittorie e 14 pole position su 16 gare dimostrando alla fine di essere un campione forte e sicuro libero da quelle ombre psicologiche che in passato avevano influito sulle sue prestazioni in pista e confermandosi il pilota più vincente, come numero di gran premi, del Regno Unito e sicuramente uno dei piloti più veloci e spettacolari della storia.

Nel 1994 Mansell iniziò la stagione ancora in America ma a metà annata fu richiamato in Williams per correre alcune gare in sostituzione di Ayrton Senna, deceduto ad Imola. Pur a mezzo servizio l'inglese riuscì a tornare alla vittoria, nell'ultimo Gran Premio in Australia.

McLaren (1995)

Nel 1995 il "Leone" firmò un contratto con la McLaren equipaggiata con il motore Mercedes, che si dimostrò ben presto nettamente inaffidabile. Di fronte ai molteplici problemi che la monoposto anglo-tedesca evidenziò nelle prove pre-campionato Mansell decise di prendersi una pausa per aspettare che la vettura fosse sviluppata a dovere, e saltò le prime due gare, sostituito da Mark Blundell. Tornò al volante nel Gran Premio di San Marino e nel successivo Gran Premio di Spagna, ma i problemi della McLaren MP4/10 erano tutt'altro che risolti e l'inglese decise, grazie ad una clausola del suo contratto, di sciogliere anticipatamente la sua collaborazione, abbandonando definitivamente la Formula 1.

Nigel Mansell ha disputato 187 Gran Premi di Formula 1, con 31 vittorie, 32 pole position, 30 giri più veloci in corsa e 480 punti validi conquistati; si è classificato per 82 volte a punti e per 59 sul podio, ed è partito per 56 volte in prima fila.

I tratti che hanno reso Mansell uno dei campioni più amati della storia della Formula 1 sono i suoi folti baffi, che hanno reso la sua immagine quasi iconica, il suo coraggio fuori dal comune, il suo provarci sempre fino all'ultima curva, il suo odio per i ragionamenti tattici, la sua passione per i duelli (memorabili quelli del 1991 con Senna), il suo correre sempre e unicamente con il cuore solo per il piacere di regalare e regalarsi forti emozioni. Questo suo modo di fare lo ha portato a vincere un solo mondiale di Formula 1 ma lo ha vinto a modo suo: dominando dall'inizio alla fine, lasciando agli avversari solo le briciole.

Tratto da WIKIPEDIA

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